Percorso artistico

La passione per il disegno e la pittura furono coltivate fin da ragazzo per cui il padre Angelo, assecondando la passione pittorica del figlio, lo mandò a frequentare dapprima la scuola di pittura di Enrico Reycend e poi l’Accademia Albertina di Torino. Copiosa è la sua produzione giovanile di acquerelli, disegni e tempere per l’illustrazioni per libri per ragazzi e bozzetti pubblicitari attività che gli diede qualche soddisfazione ed anche una certa notorietà. Negli anni 1930 e 31 ottenne infatti l’incarico, a cachet, di illustrare la copertina del “Radiocorriere”.

Negli anni ’30 ricercò nuovi stili e tecniche pittoriche (futurismo, divisionismo) ma, passato quel periodo, le ricerche (senza dimenticare la sua passione per i paesaggi di Alfred Sisley) approdarono alla tradizione dei paesaggisti piemontesi ed alle visioni di Antonio Fontanesi che ebbe notevole influenza su tutti i pittori di paesaggio del Piemonte, e che con i suoi allievi dell’Accademia si recava spesso a dipingere en plein air nella campagna intorno a Torino.

La pittura di Giacomo Moriondo è pervasa da una costante vena di rilassante romanticismo, espresso nell’ambito di infinite tonalità di verdi ed una luminosità scolpita e sottile in cui i cieli ed i tetti delle case rivelano i colori tipici delle contrade Piemontesi.
Tenne sempre tutta la produzione gelosamente per se, in quanto dipingeva per pura passione, e continuò a dipingere ininterrottamente senza mai essere tentato dal “mercato” per cui non partecipò mai a mostre od esposizioni.

Durante la seconda guerra mondiale, sfollato dapprima nella casa di famiglia nella frazione Mon-plaisir di Marentino (TO) e poi in quella dello suocero, a Piovà Massaia (AT), ebbe una notevole produzione. La sua produzione di quel periodo è di centinaia di dipinti a olio che ritraggono le colline tra il Chierese ed il Monferrato (Marentino, Sciolze, Vernone , Andezeno, Arignano, Piovà, e Cerreto).

Nel dopoguerra le vacanze estive al mare di Senigallia (AN) diedero l’avvio ad una serie di interessanti marine e paesaggi acquatici.

Salvo rare eccezzioni non dipinse mai su tela ma, stante la difficoltà di trovare materiale, dipinse su qualsiasi supporto disponibile quale semplice carta, cartoncino o legno.

Nel dopoguerra trascorse le sue vacanze e molto del tempo libero a Piovà Massaia (AT) dove continuò la sua produzione accompagnandosi sovente nelle passeggiate agresti con due giovanissime promesse della pittura astigiana, il nipote Pietrenzo Piazzo e il di lui amico Leonardo Mosso di Cerreto d’Asti.

Era quasi coetaneo e buon amico del pittore Lidio Ajmone col quale talvolta si accompagnava in cerca di scorci da ritrarre e in alcuni quadri vi sono delle figure di animali fatte da Ajmone stesso.